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Norme UNI per le materie plastiche: cosa dice la legge?

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La normativa italiana scoraggia l’impiego di plastiche non riciclabili e prevede sgravi fiscali per le imprese che acquistano prodotti realizzati con plastica riciclata.

Oltre alle leggi Europee e italiane sul riciclo delle materie plastiche esiste una normativa elaborata dalla commissione tecnica UNIPLAST (in particolare con la norma UNI 10667-1:2017), che classifica le materie plastiche prime-secondarie ottenute da recupero e riciclo di rifiuti di plastica e stabilisce i requisiti che questi materiali devono avere, i metodi per il loro riciclaggio e i possibili utilizzi dopo il riciclo.

Cosa si intende per materie plastiche prime-secondarie? 

Per materie plastiche prime-secondarie si intendono quei materiali per i quali, a seguito di operazioni di recupero di rifiuti plastici pre- e/o post-consumo, cessa la qualifica di rifiuto, così come da caratteristiche citate nella norma UNI 10667-1:2017.

Il riciclo delle materie plastiche riveste un valore strategico per tante aziende che vogliono allineare i loro impatti ambientali verso i parametri della sostenibilità.

UNIPLAST e la nuova UNI 10667-1

UNIPLAST è un’Associazione senza scopo di lucro legalmente riconosciuta aperta a tutti gli interessati alla normazione nel settore dell’industria delle materie plastiche e resine sintetiche.

L’attività di normazione è svolta a livello nazionale da un sistema costituito da UNI e dagli Enti Federati (con commissioni, sottocommissioni, gruppi di lavoro), organizzazioni indipendenti per la normazione ciascuno nel proprio settore, sotto la supervisione della Commissione Centrale Tecnica UNI.

Lo sviluppo che porta alla creazione di una norma è articolato in diverse fasi: la messa allo studio, la redazione del documento, l’inchiesta pubblica, l’approvazione da parte della Commissione Centrale Tecnica e la pubblicazione.

La nuova UNI 10667-1 dal titolo: “Materie plastiche prime-secondarie. Generalità su materie plastiche prime secondarie e sottoprodotti di materie plastiche” classifica le materie plastiche prime-secondarie e si riferisce anche ai sottoprodotti di materie plastiche (si può acquistare sul sito UNI).

Questa norma classifica le materie plastiche prime-secondarie per la produzione di miscele di materiali e/o di manufatti nelle forme usualmente commercializzate, o per altri fini, (escluso l’utilizzo per il recupero diretto di energia e/o l’utilizzo diretto come combustibile) ottenute dal trattamento di rifiuti di cui sono individuate la tipologia, la provenienza e le caratteristiche, quali:

  • Rifiuti plastici industriali pre-consumo derivanti sia dalla produzione, sia dalla trasformazione dei polimeri:
  • Rifiuti plastici post-consumo, derivanti da manufatti plastici (per esempio: film per agricoltura, bottiglie, contenitori, cassette, imballaggi in genere, tubi, profili, rivestimenti di conduttori, ecc.), immessi sul mercato per la propria funzione originaria di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi.

La norma si riferisce anche ai sottoprodotti di materie plastiche e alle materie plastiche prime-secondarie all’origine costituiti da residui, scarti e sfridi industriali pre-consumo.

Norme tecniche delle materie plastiche

La serie di norme UNI che classifica le cosiddette materie prime secondarie, derivanti dal recupero e riciclo delle materie plastiche post consumo, permette alle industrie coinvolte nella realizzazione della plastica  di lavorare su basi tecniche comuni, utili a definire le caratteristiche e le prestazioni dei materiali riciclati (fondamentali per evitare il consumo di nuove materie prime).

Comunque il numero di norme tecniche è in continuo aggiornamento e ampliamento con riferimento alle provenienze e alle destinazioni d’uso. Fatto che dimostra come esista un importante settore produttivo riguardante il riciclo delle materie plastiche e il loro uso.

La valenza ambientale delle materie prime secondarie è stata riconosciuta anche dal legislatore europeo attraverso opportune disposizioni normative, tramite le quali si punta a favorire il loro impiego in molteplici applicazioni, che variano dal settore degli imballaggi fino a quelli delle costruzioni e dei trasporti.

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Solo in questo modo si può ottenere materiale di alta qualità da materiale polimerico di scarto, come la plastica rigenerata.

Infatti, ancora non si possono creare prodotti al 100% in materiale riciclato.

Questo significa che bisogna saper calcolare le giuste proporzioni dei componenti vergini da abbinare a quelli rigenerati.

In base alle caratteristiche del prodotto da riprodurre servirà ogni volta un processo di ottimizzazione specifico.

Ecco perché non tutti possono permettersi di lavorare con la plastica rigenerata. Allo stesso modo, ecco perché chi lavora plastica rigenerata solo di rado, senza avere il grado di competenze richieste, spesso ottiene un risultato approssimativo.

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